Il 12 Novembre 2003 un’autocisterna blu irruppe nella Base Maestrale di Nassiriya, una delle due sedi dell’Operazione Antica Babilonia (la missione di pace italiana in Iraq, avviata qualche mese prima con la partecipazione di tremila uomini, 400 dei quali appartenenti all’Arma dei Carabinieri). L’autocisterna esplose all’interno della base.
Crollò gran parte dell’edificio principale, mentre fu gravemente danneggiata una seconda palazzina dove aveva sede il comando. I vetri delle finestre del complesso andarono in frantumi. Nel cortile davanti alla palazzina molti mezzi militari presero fuoco. In fiamme anche il deposito delle munizioni. Il bilancio fu devastante: 28 morti, dei quali 19 italiani (e fra questi dodici carabinieri). Il traffico nella zona circostante impazzì, mentre la popolazione scendeva in strada in preda al panico.
A vent’ anni di distanza, quei sentimenti restano immutati, anche se noi italiani, espansivi e chiassosi nella vita quotidiana, nascondiamo con pudore lo spirito di comunità che però emerge nelle occasioni di un grande dolore: quando un terremoto sconvolge una regione, o quando qualcuno ci offende, o ancora quando dobbiamo piangere la morte di diciannove uomini, caduti in una terra lontana per aiutare la popolazione civile lacerata da una guerra. (carabinieri.it)
didascalia: in memoria dei caduti di Nassiriya